La sicurezza del paziente dal punto di vista del cittadino
Si è svolto a Arezzo il 21 e 22 giugno 2020 il Laboratorio Sanità 20/30 ( vedi articolo su quotidianosanità.it ) sul tema ‘A partire dal territorio: presa in carico del paziente e continuità assistenziale’.
Finalmente torniamo a un evento in presenza, all’interno del quale un ampio interessante tavolo di lavoro è stato incentrato sulla Sfida della sicurezza del paziente nel territorio.
Si è parlato di risk management, detto in italiano ‘come gestire il rischio clinico’, ovvero il rischio a cui può andare incontro il cittadino nel momento in cui si trova a incontrare il sistema sanitario. Parlo volutamente di cittadino e non di paziente, rovesciando i tradizionali termini della materia, citando un’equazione
cittadino : paziente = prevenzione : cura
Certo, la mancanza della prevenzione, questa derelitta, ancora più in tempi di pandemia, sacrificata insieme al follow up dei pazienti cronici per concentrare le risorse sulla gestione dell’emergenza, è insieme alla comunicazione uno dei determinanti prevalenti di situazioni di rischio.
La carenza di comunicazione, sia intesa come mancanza di informazioni, sia come inadeguata qualità di interrelazione con istituzioni e professionisti, a dispetto dell’assunto che ‘la comunicazione è tempo di cura’, difficilmente attuabile per carenza di risorse umane e per difficoltà organizzative, è particolarmente grave a livello del territorio, sia negli ‘snodi’ tra ospedale e le altre strutture di cura/riabilitazione sia nella problematicità non raramente segnalata della relazione tra i medici di medicina generale e i cittadini/pazienti.
Serve un nuovo paradigma nelle modalità comunicative, nella formazione dei medici e anche dei ‘cittadini esperti’, serve soprattutto una nuova cultura.
Le segnalazioni dei cittadini, che a noi provengono dal territorio in modo prevalente (a differenza di quanto rilevato dai risk managers delle aziende sanitarie) dovrebbero essere comprese tra gli indicatori di esiti dei processi di cura (al pari dei più noti PROMs e PREMs – clicca per approfondire ) e rappresentare anch’esse degli ‘eventi sentinella’, che dovrebbero fare ulteriormente riflettere il sistema e interrogarsi sulla loro numerosità: anche se prevalentemente non si vengono a determinare danni fisici al paziente, e quindi non portano a intentare azioni risarcitorie nei confronti delle strutture sanitarie.
In ultimo (‘last but not least’ per tornare all’inglese!), il ruolo della partecipazione, tanto sbandierata, poco attuata: lo stesso sistema partecipativo della sanità nella Regione Toscana (L.R. 75/2017 – vedi ), nato in qualche modo zoppo per la mancata inclusione dei professionisti del SSR, ovvero il cuore pulsante del sistema, deve prima prevedere una discussione partecipata con i cittadini o i loro rappresentanti, la doverosa successiva scelta del decisore politico, la verifica quindi dell’attuazione delle politiche e delle pratiche sanitarie, all’interno di un pieno funzionamento dei meccanismi di una democrazia partecipativa. Sarebbe utile anche il coinvolgimento delle Istituzioni territoriali e dei Sindaci per la costruzione condivisa di una sanità per una cittadinanza sicura, basata su istruzione, formazione, buone pratiche e luoghi di condivisione per le comunità.
Nota circa gli ‘eventi sentinella’.
Sono definiti Eventi Sentinella quegli eventi avversi di particolare gravità, che causano morte o gravi danni al paziente e che determinano una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio Sanitario.
Gli eventi sentinella sono considerati, per la loro gravità e il loro significato, un problema prioritario per la sicurezza dei pazienti, con importanti ripercussioni sulle organizzazioni sanitarie, sui professionisti e sulle amministrazioni locali e regionali (vedi https://www.agenas.gov.it/aree-tematiche/qualita-e-sicurezza/rischio-clinico-e-sicurezza-del-paziente/monitoraggio-delle-raccomandazioni/elenco-eventi-sentinella )
L’utilizzo del termine all’interno dell’articolo è improprio relativamente alla definizione, ma vuole indurre alla comprensione del fatto che il rischio a cui viene sottoposto il paziente in seguito alla mancata o all’incorretta applicazione di un protocollo sanitario, anche senza l’effettiva determinazione di un danno fisico, rappresenta un evento che comunque può portare a una perdita di fiducia del cittadino nei confronti del Servizio Sanitario.