Dialogo su emergenza e Pronto soccorso
L’annunciato incontro ‘Il cittadino di fronte all’emergenza’ si è svolto nella bella sala del Pellegrinaio Novo a Prato.
E’ stata una lunga e stimolante discussione sull’emergenza, sugli accessi al pronto soccorso, sul 118, sui problemi delle aree interne, sulla partecipazione dei cittadini, sulla importanza fondamentale di migliorare la comunicazione.
Dopo una presentazione, a cura della Dottoressa Maria Teresa Mechi, responsabile del settore Qualità, e del Dott. Francesco Bellomo della Regione Toscana, centrata sull’organizzazione delle Reti cliniche tempo-dipendenti, seguita dalla relazione del Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato Tonino Aceti, le modalità di come il cittadino con un problema urgente di salute si approccia al sistema dell’emergenza, attraverso il proprio medico di famiglia, con una chiamata al 118 o con un accesso diretto al Pronto Soccorso, sono state discusse.
E’ paradossale, ma facilmente spiegabile, come presentato dal Dottor Simone Magazzini, direttore del Dipartimento di Emergenza dell’Azienda USL Toscana Centro e responsabile del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Prato, che quanto più migliorano gli indici di qualità e performance di un Pronto Soccorso, tanto più aumentano gli accessi diretti degli utenti, andando quindi a ingolfarne l’attività, quando altri percorsi di accesso al sistema sanitario potrebbero essere più appropriati.
Il discorso è aperto, ma da un effettivo confronto tra governo clinico, professionisti e cittadini, dovrebbe nascere la consapevolezza di allocare diversamente alcune risorse di budget, ricordandoci che gli investimenti in sanità sono per la preservazione del bene comune della salute e – nonostante spesso si voglia affermare il contrario – devono essere considerati come spese sostenibili.
Molto spazio nella discussione è stato dedicato al problema della comunicazione: la comunicazione tra medico e paziente, la trasmissione delle informazioni tra i vari livelli del sistema dell’emergenza, l’informazione ai familiari, evitando che i tempi di attesa al Pronto Soccorso, che appaiono spesso interminabili ai pazienti e ai loro congiunti, possano trasformarsi in una sensazione di abbandono: spesso il vedere il personale che corre per ore da una stanza all’altra e da un paziente all’altro, e che dedica a chi sta male solo pochi minuti alla volta, si trasforma alla fine nella sensazione percepita che il ‘sistema’ non funziona, dimenticandosi che in realtà il cittadino è stato curato bene, e che anche le persone distese nei letti accanto o nelle altre barelle in un corridoio hanno gli stessi diritti di essere curati tempestivamente.