Minori stranieri: bando per tutori volontari
L’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha emanato un bando per diventare tutore volontario dei minori stranieri non accompagnati, che per la Toscana scade il prossimo 30 settembre.
Cercansi tutori volontari per aiutare i baby profughi.La garante dell’infanzia: “Nasce la genitorialità sociale, le iscrizioni sono aperte”
L’iniziativa, a cui il quotidiano La Stampa ha dedicato un interessante articolo nei mesi scorsi, deriva da una vecchia proposta di Save the Children. Nel quadro della Legge 47/2017 sull’accoglienza dei minori non accompagnati, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza istituisce la figura del tutore volontario, un ruolo nuovo e assolutamente pioniere in Europa a disposizione di qualsiasi privato cittadino voglia farsi rappresentante legale dei meno tutelati e più fragili tra quanti sopravvivono alla traversata del Mediterraneo.
Dopo gli sbarchi record, il rimpallo delle responsabilità nazionali e internazionali, la dialettica avvelenata tra accoglienza e respingimenti, ci sono i bambini. Che ne facciamo dei quasi 10 mila minori non accompagnati approdati sulle nostre coste dall’inizio dell’anno, una percentuale monster che sfiora il 12% del totale? Nel 2016 ne sono arrivati 25.845 a fronte di una prospettiva d’inserimento pari quasi a zero: su 7396 migranti ricollocati gli under 18 sono appena cinque.
Si cercano dunque tutori volontari, per partecipare alla soluzione della crisi dei migranti che rischia di moltiplicare in un gioco di specchi i mal di pancia della politica. I minori stranieri che raggiungono i nostri porti non possono essere espulsi come i fratelli maggiori in virtù della loro età, ma il limbo in cui vivono in attesa di spegnere la candelina che consentirà di rimandarli a casa li rende fantasmi destinati a rimanere tali a oltranza.
Diversamente dall’adozione, per diventare tutore volontario non è necessario essere sposato (il tutore inoltre non convive necessariamente con il minore). Per passare le selezioni ed iscriversi all’albo bisogna essere cittadini italiani, di altri Paesi europei o in regola con la normativa del soggiorno, aver compiuto 25 anni e possedere i requisiti di legge (il modulo e le linee guida si trovano sul sito del Garante dell’Infanzia). E’ inoltre previsto un corso di formazione di 24 o 30 ore sui temi: immigrazione, aspetti giuridici, background psico-sanitario.
È un modello di cittadinanza attiva e di genitorialità sociale, un esperimento unico in Europa
L’obiettivo è duplice. Da una parte c’è l’urgenza di affrontare un problema reale ad oggi poco condiviso a livello comunitario. Teoricamente, sulla base dei numeri dello scorso anno, l’Italia potrebbe aver bisogno di oltre ventimila tutori volontari, tanti quanti gli sbarchi degli under 18. Dall’altro ci sono i bambini e per loro in questo nuovo quadro cambia tutto (la legge prevede che fratelli e sorelle abbiano lo stesso tutore).
«Il tutore è una figura adulta di riferimento per il ragazzo che compie con lui tutte quelle scelte solitamente fatte insieme ai genitori, dalla scuola a cui iscriversi fino alla sanità – dice Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children -. Essere tutore non è accogliere in casa un minore ma fare incontri periodici, diventare “uno zio”, esserci soprattutto nei momenti delle decisioni».