Bolletta elettrica: come cambia, per chi e perché
Un articolo pubblicato recentemente dal Fatto Quotidiano ci dà lo spunto per tornare ad occuparci di energia, ed in particolare di bollette della luce e della revisione in atto nei meccanismi di tariffazione. Proviamo dunque “a fare luce” su questo tema, fornendo un po’ di dati, riferimenti nonché spunti di riflessione.
In un’audizione svoltasi il 14 Febbraio presso la Commissione Attività Produttive della Camera il presidente dell’Autorità per l’Energia Guido Bortoni ha reiterato le dichiarazioni sui vantaggi che circa 5,7 milioni di consumatori ricaverebbero dalla revisione del sistema di tariffazione, sostenendo quindi che “garantirà vantaggi ai consumatori” e “consentirà all’Italia di allinearsi all’Europa”.
Si tratta della progressiva applicazione della delibera 582/2015/R/eel del 2 dicembre 2015, in cui, con il solito linguaggio incomprensibile ai più, l’Autorità per l’Energia ha dato il via alla riorganizzazione delle tariffe elettriche per le quasi 30 milioni di utenze domestiche in Italia, con l’intento di ridurre la progressività di tariffazione (cioè il criterio adottato finora, per cui chi più consuma sconta tariffe più elevate), e spostare gli oneri di rete e di sistema dalla parte variabile della bolletta (legata ai consumi) a quella fissa, indipendente cioè da quanto effettivamente consumato.
Nelle prossime settimane scatta un’ulteriore fase di questo processo, con l’abolizione delle tariffe D2 e D3, che finora distinguevano le utenze domestiche di residenti, con potenza impegnata fino a 3kW, da quelle di non residenti o potenza impegnata superiore, e che verranno tutte sostituite dalla tariffa unica TD.
La prima e forse più emblematica contestazione dei numeri proposti da Bortoni è che siano riferiti al numero di “persone” interessate piuttosto che utenze e dunque famiglie. Secondo le simulazioni di Codici, infatti, tutte le utenze attualmente in tariffa D2 e con consumi annui fino a 1800 kWh non avranno alcun vantaggio, bensì vedranno un aumento medio di 64 Euro della spesa; aumento che poi tende a dimezzarsi per consumi annui fino a 2700kWh, e ad azzerarsi all’approssimarsi dei 3100kWh annui consumati. E solo oltre questa soglia si collocano le utenze residenti che otterranno effettivi vantaggi (stimabili in circa 80 Euro per consumi annui di 4440kWh).
Le stime di Codici appena riportate vengono in varia misura confermate da elaborazioni del sito luce-gas.it di Selectra, riassunte nel grafico qui sopra, che per quanto attiene alle utenze di residenti con potenza impegnata di 3kW (cioè l’attuale tariffa D2, nel grafico rappresentata in blu) stimano aumenti a tappeto per consumi annui fino a circa 3000kWh, e poi vantaggi sempre più rilevanti per chi ha consumi oltre questa soglia. A cui si aggiungono vantaggi proporzionali ai consumi anche per tutte le utenze dell’attuale categoria D3 (cioè non residenti e/o potenza impegnata superiore a 3kW).
Al che, a fronte di questa evidenza, basta guardare quante utenze domestiche – secondo dati della stessa Autorità dell’Energia – rientrano in ciascuna delle fasce appena citate per accorgersi che in definitiva il numero reale delle utenze che si avvantaggeranno della nuova tariffazione è davvero poca cosa a confronto di quelle che vedranno invece aumenti fino al 30% rispetto al regime precedente, con un aggravio complessivo dei costi dell’energia ad uso domestico per gli italiani stimabile in 1,5 miliardi di Euro annui.
E in questo contesto a venire maggiormente penalizzate saranno proprio le utenze con consumi annui bassi.
A detta dell’Autorità per l’Energia ciò servirebbe a far pagare di più i singles più o meno benestanti che lavorando fuori casa hanno consumi domestici bassi; ma è inevitabile che in questo range rientrino anche e soprattutto una moltitudine di utenze domestiche di anziani, con ben pochi elettrodomestici e gadgets elettrici da alimentare, e che risulteranno pertanto tra i più colpiti dalla nuova tariffazione.
Se non bastasse, è altrettanto evidente che tutto ciò finirà per penalizzare anche chi negli ultimi anni ha variamente investito in efficienza ed autosufficienza elettrica; si pensi ad esempio a chi abbia installato pannelli fotovoltaici con l’intento di abbattere l’entità dei consumi in bolletta (e con evidenti ricadute positive per l’ambiente e dunque per l’intera collettività). Ebbene, con lo spostamento degli oneri di sistema sulla parte fissa della bolletta e l’aggravio evidente per chi ha consumi annui bassi, anche costoro si troveranno inevitabilmente a venire penalizzati dal nuovo regime tariffario.
Potremmo fermarci qui, e ci sarebbe già materia sufficiente su cui riflettere, ma viene spontaneo chiedersi: perché tutto questo? E com’è che salvo le denunce delle associazioni dei consumatori, tutto ciò passi sostanzialmente “sotto traccia” senza ricevere particolare rilievo?
Il fatto è che i consumi di energia elettrica nel nostro paese sono da anni in declino, vuoi per il trascinarsi della crisi ma anche (ed è un fattore tutt’altro che irrilevante) proprio per i progressi su efficienza ed autosufficienza. Basta pensare all’entità del risparmio energetico offerto da una lampada a LED rispetto ad una ad incandescenza per comprendere l’entità del fenomeno e farne quantomeno una concausa del declino dei consumi (si pensi al risparmio sui consumi energetici che deriverà solo a Firenze sostituendo con tecnologia LED oltre 33mila delle 44mila lampade che garantiscono l’illuminazione stradale).
Col che, riducendosi i consumi, parte della capacità di energia elettrica prodotta nel nostro paese risulta in eccesso, e non a caso si rincorrono notizie di chiusura di impianti, di contraddizioni negli approvigionamenti, e di calo degli investimenti in fonti di energia rinnovabili, in chiara controtendenza a quanto accade nel resto del mondo.
Per cui, checché ne dica il presidente dell’Autorità per l’Energia, le nuove formule tariffarie più che “garantire vantaggi ai consumatori” e “consentire all’Italia di allinearsi all’Europa” sembrano piuttosto pensate soprattutto per tutelare gli operatori del settore elettrico, visto che:
- spostano gli oneri di rete e di sistema dalla componente variabile a quella fissa della bolletta, garantendo così uno “zoccolo duro” di ricavi a prescindere dai consumi e dal loro calo;
- aggravano i costi per la stragrande maggioranza delle utenze di residenti, e tanto più per quelle che, vuoi per condizioni socioeconomiche o per propri investimenti in efficienza ed autosufficienza, risultano avere consumi annui contenuti;
- sgravano le utenze con consumi annui elevati, di fatto togliendo motivi per investire in efficienza ed autosufficienza.
In conclusione, l’intento dei nuovi assetti tariffari appare quello di promuovere il consumo di energia (a tutto vantaggio di chi opera in questo mercato) piuttosto che incentivare il suo contenimento.
Un’ultimissima nota per completare questo quadro già ricco di spunti di riflessione. A volte per capire meglio il proprio contesto può essere d’aiuto dare uno sguardo a ciò che accade altrove, anche se molto lontano. L’accenno alla crescita degli investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili nel mondo (e lo scivolare indietro dell’Italia su questo versante) già dice molto. Ma un ulteriore dato emblematico su cui riflettere ci viene dalla California, stato con una popolazione che è grossomodo 2/3 dell’Italia, 50% di PIL più del nostro, e che spesso, come si suol dire, anticipa tendenze.
California ISO, l’ente indipendente che supervisiona le forniture elettriche in quello stato, pubblica quotidianamente dati in tempo reale sull’andamento dei consumi, previsti ed effettivi, nell’arco della giornata (nonché i picchi attesi, effettivi, e storici), e che ci offrono appunto un ultimo interessante spunto di riflessione. La prima coppia di grafici della pagina che vi invitiamo a visitare illustra la domanda prevista ed effettiva del giorno corrente e di quello immediatamente precedente. Poco più in basso, la seconda coppia di grafici, sempre riferita al giorno corrente e precedente, mostra il contributo delle energie rinnovabili nel soddisfare la domanda (si noti durante le ore diurne l’elevato contributo del solare, su cui in California si è investito molto; e si tenga presente che anche lì è inverno). Infine, nella terza coppia di grafici viene rappresentato il delta dei grafici sovrastanti, cioè l’andamento della domanda al netto del contributo delle fonti rinnovabili, o, in altre parole, la quantità di energia che deve essere resa disponibile nell’arco delle 24 ore utilizzando fonti convenzionali.
Ebbene, guardando l’ultima coppia di grafici di quella pagina non può non colpire come, proprio grazie al notevole apporto del solare, il fabbisogno energetico netto da fonti convenzionali risulti significativamente più basso durante il giorno che a sera e persino nottetempo. E non a caso, come schematizzato nella figura qui a fianco, in California come in altre parti degli Stati Uniti, oltre che ragionare su sistemi di stoccaggio di energia, si stanno iniziando a promuovere con tariffe differenziate e variamente agevolate i consumi diurni, penalizzando invece quelli della prima serata, grossomodo tra le 17 e le 20.
Insomma, come dire che altrove nel mondo le fasce orarie in cui si svolgono gran parte delle attività economiche e produttive si accingono a diventare quelle in cui l’energia costa meno, non di più. Con buona pace della nostra tanto agognata “competitività”.
Fa meditare anche questo, no?